Finalista del premio Un’Opera per il Castello
Sono davvero emozionata di essere stata selezionata tra dieci finalisti del concorso Un’opera per il Castello. Per la prima volta mi sono cimentata nella progettazione di un’opera non solo fotografica e questo riconoscimento mi riempie di gioia.
Il tema di quest’anno del Concorso, curato da Angela Tecce in collaborazione con Claudia Borrelli, è stato Uno sguardo altrove. Relazioni e incontri.
L’istituzione del nuovo Polo museale della Campania ha fornito lo spunto per ripensare il ruolo di Castel Sant’Elmo come fulcro di una rete di ‘connessioni’ e luogo geograficamente e morfologicamente privilegiato dal quale osservare e collegare visivamente e idealmente tutti i musei del Polo, fino ai castelli di Baia e di Montesarchio e alle tre Certose di San Martino, Capri e Padula.
Lo sguardo che la fortezza rivolge al vastissimo panorama offre, infatti, la possibilità di rintracciare, concretamente e metaforicamente, nuove relazioni con il territorio circostante. E’ questo il motivo che ha indotto a privilegiare, per il tema di quest’anno, gli spazi da cui si può godere di una visione completa della città di Napoli, del suo golfo e dei dintorni, verso il Vesuvio, i Campi Flegrei e l’entroterra campano: la Piazza d’Armi e i camminamenti sugli spalti, divengono così nodo centrale di una maglia in cui il dialogo tra istituzioni culturali, visitatori e ambiente urbano e contesto paesaggistico è costante e ricco di suggestioni.
La Giuria composta da: Mariella Utili, Direttore del Polo museale della Campania e Presidente della Giuria; Anna Maria Romano, Direttore di Castel Sant’Elmo e Responsabile del procedimento; Angela Tecce, Direttore del Polo Museale della Calabria; Carolina Italiano, Rappresentante della Direzione Generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane; Giuseppe Gaeta, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli; Renata Caragliano, critica d’arte del quotidiano Repubblica; Massimiliano Tonelli, Direttore editoriale di Artribune; Luigi Ratclif, Segretario Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani; Monica Coretti, collezionista; Umberto Raucci e Carlo Santamaria, Galleristi; Mario Francesco Simeone, storico dell’arte e corrispondente per Exibart.
Come previsto dal bando oltre al vincitore Paolo Puddu, sono stati selezionati anche i 10 finalisti:
Ciro Chianese, Radici della terra; Cristina Cusani, ψευδοραμα (pseudorama); Niccolò De Napoli, Lightness Device; Marco Donisi, N.aif; Flaviano Esposito, Stormi; Gruppo Orizzontale, Quattro di maggio; Stefan Nestoroski, Ciù-Ciù; Marco Pasquale Rossetti, Sans timbre ni marteau; Irene Russo, I blu di Napoli; Virginia Zanetti, Cerca&Illumina/Search&Light up.
Ecco la mia opera ψευδοραμα (pseudorama) progettata per la terrazza del castello secondo il tema del concorso Uno sguardo altrove. Relazioni e incontri.
Pseudorama è un’opera progettata per unire idealmente e visivamente quattro musei del Polo che si trovano ai 4 punti cardinali. Partendo da Castel Sant’Elmo che rappresenta un punto centrale, ho scelto quattro luoghi altrettanto panoramici, che fossero posizionati in maniera diametralmente opposta sulla mappa: i castelli di Baia e di Montesarchio la Certosa di Capri e la Reggia di Carditello. La mia idea è quella di posizionare sulla terrazza del castello quattro finti binocoli panoramici puntati in direzione dei quattro luoghi scelti, che invece di ingrandire la realtà antistante, mostreranno il panorama che si vedrebbe se ci si trovasse in un altro dei quattro musei. Vi è quindi un inganno e uno spiazzamento sulla visione del panorama che diventa uno pseudorama dal greco pseudos (inganno) orama (vista) ovvero una finta veduta. Il titolo si riferisce infatti all’illusione legata all’aspettativa di vedere il panorama e di trovarsi invece davanti ad un’altra immagine, altrettanto reale, ma che non corrisponde alla realtà geografica. Come nella realtà virtuale, creerò la visione tridimensionale di uno scenario realmente esistente, ma geograficamente dislocato. All’interno di ogni binocolo ci sarà un’immagine stereoscopica, composta da due immagini simili ma con prospettive diverse, che darà alla mente l’illusione di guardare una scena tridimensionale. Ho scelto di utilizzare la stereoscopia che è un’antica tecnica atta a dare l’illusione della tridimensionalità, perché è la tecnologia da cui gli scienziati stanno partendo per realizzare i visori della realtà virtuale. In un momento in cui si tende a guardare il mondo attraverso un display e la corsa alla costruzione di visori per la realtà virtuale è diventata sfrenata, ho deciso di costruire un’opera che parte da due tecnologie antiche e ormai quasi in disuso come il binocolo panoramico e la stereoscopia per svelare l’illusione e mostrare che nessuna tecnologia potrà mai sostituire l’immaginazione.