Quando la neve

“Cristina Cusani con il suo progetto intitolato Quando la neve proietta un’urgenza intima nel mezzo fotografico, costruendo un personale immaginario visivo sul tema dell’attesa. Il lavoro della Cusani si muove parallelamente nella duplice interpretazione degli stati d’animo generati proprio dal tempo dell’attesa; l’autrice infatti da un lato esprime il senso gestazionale, e dunque fruttuoso, dell’attesa e dall’altro invece ne sottolinea il senso di sconforto e di frustrazione quando, quello stesso tempo, resta disatteso e privo di uno scopo concreto. Cristina Cusani blocca attraverso lo scatto fotografico un intervallo racchiuso fra due parentesi, una bolla capace di interrompere la contingenza del tempo lineare. L’autrice avvia la sua ricerca da un dato esperienziale personale, che si traduce e si espande in un climax di sentimenti universali e condivisibili. Le fotografie di Cristina Cusani puntellano un momento malinconico dal sapore duplice; quello amaro per la perdita di apparenti certezze e quello dolce di chi è ancora in grado di aspettare. In Quando la neve, l’autrice dichiara devozione e debolezze, paure e voglia di non arrendersi, fragilità e consapevolezze di un vissuto che attende una sua naturale trasformazione. Cristina Cusani raccoglie ed espone una serie di immagini fortemente concrete ma, insieme, estremamente simboliche ed evocative di un tempo sospeso, una saudade fisica e mentale, in attesa di essere rivelato, come quando tutto è coperto dalla neve.” Chiara Pirozzi

 

“Già̀ nel 2014, con il suo Abbecedario, Cristina Cusani ci aveva trasportato in un mondo altro proponendoci dittici perfetti di parole e immagini che costituivano un susseguirsi di emozioni attraverso le quali oggi possiamo comprendere appieno il suo nuovo lavoro. In Quando la neve, troviamo le stesse parole, le stesse emozioni maturate nel tempo, ma con la consapevolezza della loro origine. Nell’immaginario comune la fotografia è una testimonianza di qualcosa che è stato, ma qui diventa memoria di una sensazione, creando una sequenza visiva di emozioni che si svolgono in una realtà̀ universale. In un modo molto intimo, Cristina Cusani realizza un lavoro sull’attesa, non come momento di stasi, ma come occasione. Analizzando l’etimologia della parola, il termine arcaico indicava l’‘ascoltare attentamente’ e in latino attendĕre, ossia ‘volgere l’animo a qualche cosa’, ci sottolinea l’importanza che assume l’attesa nelle nostre vite e nella nostra crescita. Siamo portati a vedere le attese come dei momenti di vuoto, di bilico, di assenza, ma sono dei momenti in cui il nostro io cambia profondamente. Il pensiero di quello che sarà̀ ci aiuta a crescere, a evolvere, permettendoci di cominciare una nuova fase. Nell’attesa non ci sono punti di riferimento, e allora paura, incertezza e desiderio si fondono. In Quando la neve, Cristina Cusani paragona la percezione dell’attesa alla neve, a quella sensazione di sospensione che avvolge ogni cosa e che resta tale fino al momento dello scioglimento. Con i silenzi dei ritratti, la tattilità̀ della pelle e le rotture, Cristina Cusani ci porta all’interno di un suo profondo cambiamento. Quando quei silenzi saranno finiti, quelle rotture saranno sanate e anche l’aspettare avrà fatto il suo tempo, la frattura che ne resterà̀ sarà̀ segno di un passaggio, di un qualcosa che ci ha modificato, lasciando terra fertile per costruire altro, per raggiungere una nuova meta.”  Federica Palmer

 

“Quando la neve è un progetto che propone una riflessione sulla condizione umana dell’attesa che, proprio come la neve, regala una specifica sensazione di sospensione. L’attesa non è altro che un momento che segna un passaggio da uno stato a un altro e che porta con sé cambiamenti di visioni e/o di situazioni. Essa può avere varie declinazioni, può essere una frattura, può essere incerta e fragile, ma può condurre a un cambiamento mostrando leggerezza e rispondendo a una necessità.
Lo stato d’animo è quindi tradotto in una serie di immagini fotografiche tramite l’accostamento di elementi simbolici e apparentemente statici. Una romantica dedica sul retro di una fotografia d’epoca “Con promessa d’amarti costantemente, nell’attesa di essere tuo per sempre” si accosta all’immagine di una piuma, il cui candore riflette perfettamente la sensazione di quel momento sospeso. L’utilizzo di elementi grafici come scritte e dediche in fotografie d’epoca, o l’utilizzo delle stesse immagini fotografiche ritrovate – cifra stilistica dell’artista – da spessore, in questo progetto, anche all’aspetto della memoria stessa dell’attesa. Quel momento, e lo stato d’animo del passato, è così mantenuto in vita, richiamando quelle determinate sensazioni alla memoria.” Martina Campese