Catalogo Residenze d’Artista BoCs Art
Il 1° marzo, alle ore 17, sarà presentato, presso l’Accademia di belle Arti di Napoli, il catalogo “Residenze d’Artista BoCs Art. Cosenza 2015/2016”, a cura di Alberto Dambruoso e Annalisa Ferraro, pubblicato da Manfredi Edizioni.
Il volume racconta la nascita, la concretizzazione e la crescita delle Residenze d’Artista BoCs Art, un progetto innovativo e ambizioso, fortemente voluto dal Comune di Cosenza, portato avanti con impegno e dedizione da I Martedì Critici, che ha incontrato la passione, l’entusiasmo e la professionalità di ormai più di 330 artisti.
Il catalogo è dedicato alle prime dieci sessioni di residenza, svoltesi tra luglio 2015 e ottobre 2016, e in 264 pagine raccoglie le testimonianze dei 220 artisti che, durante la prima edizione del progetto, hanno visitato, conosciuto e vissuto Cosenza, trovando in essa materiale e ispirazione per proseguire la propria ricerca. Progetti, opere e allestimenti, il volume è il racconto dettagliato ed intenso dei lavori realizzati dagli artisti durante il soggiorno a Cosenza, donati alla città ed entrati a far parte della collezione del BoCs Art Museum, uno spazio espositivo interamente dedicato al progetto di Residenze, testimonianza della produzione artistica e delle modalità tecnico-espressive degli anni d’oggi.
Durante il periodo della Residenza Artistica ho deciso di lavorare sul tema del passaggio e rapportandomi con il territorio ho realizzato due opere per il futuro Museo di Arte contemporanea di Cosenza.
La prima opera, Ritorni 06, è una fotografia scattata in una casa non più abitata di Cosenza. Nei primi giorni di residenza, durante i miei giri, ho notato che la città era piena di case vuote, soprattutto al centro storico. Questo aspetto mi ha colpito molto, perché da qualche anno stavo lavorando sul significato dell’abitare in rapporto all’essere così ho deciso di fotografare alcune case cosentine proseguendo la mia ricerca Ritorni. Nel 2012 mentre lavoravo per un agenzia immobiliare ho iniziato a fotografare le case nel momento di passaggio tra un inquilino e un altro. Durante questo lavoro sono entrata in molti appartamenti e in quelli non più abitati ho trovato le cose che le persone si sono lasciate alle spalle. Il mio interesse è cresciuto quando ho notato che il vuoto lasciato contiene in se i segni del passaggio e che non è solo un vano quello che resta, ma la traccia di un vissuto che le pareti hanno assorbito. Insieme al vuoto che rimane indietro, trovo nelle case i residui dell’uomo: l’appartenenza, l’identità, l’odore. La parola trasloco che viene dal latino Trans (oltre) e Locus (luogo) mi porta dunque al di là del luogo nel significato che quel luogo ha avuto per quell’essere umano. La casa rappresenta il rifugio, la famiglia, la sicurezza, l’intimità e quando viene svuotata rimangono i segni di quello che è stato. Si respira la solitudine, si percepisce l’abbandono, ma oltre alla nostalgia legata agli addii c’è la bellezza di un nuovo inizio. Il passaggio da una fase ad un’altra, da un momento della vita ad un altro ci trasforma e ci restituisce un’identità nuova, ma ugualmente nostra. Ed ecco che il mutamento diventa un ritorno a casa.
La seconda opera Due fiumi (ovvero παντα ρει) è il risultato di un’azione performativa durata gran parte dell mia residenza. Il Bocs vetrato in cui ho dormito e lavorato affaccia sul fiume Crati, guardando lo scorrere incessante dell’acqua e ragionando sul concetto Eraclitiano dell’eterno divenire ho deciso di rappresentare due diversi tipi di passaggio, un passaggio fotografico (dal negativo al positivo e dal bianco e nero al colore) e una trasformazione del fiume che da Tevere diventa Crati, come simbolo di questo momento della mia vita, ovvero il passaggio di stato dall’essere bambina al diventare donna.
Per nove giorni ho proiettato ogni sera sulla finestra del mio box una fotografia raffigurante il fiume. Sono partita dal fiume Tevere, dove sono cresciuta utilizzando un negativo in bianco e nero risalente al 2004 che è stata una delle prime fotografie che ho scattato. Nei giorni successivi ho utilizzato delle immagini sempre meno nitide fino ad una non immagine, completamente bianca. Dopo questa pausa iniziano poi le immagini del fiume Crati che si delinea sempre più nitidamente. La proiezione da dentro il bocs verso fuori, fa oltrepassare attraverso il vetro un immagine di luce che rappresenta un fiume virtuale che si specchia nel fiume reale. Il risultato è un’opera unica composta da un insieme di negativi e positivi intelaiati ed incorniciati.
Infine alcuni oggetti che ho usato durante la residenza sono diventati parte del mio allestimento come segno del mio passaggio nel Bocs, sono infatti oggetti che ho poi lasciato lì e che verranno trovati da chi, dopo di me, abiterà il mio Bocs.
Dopo i saluti del Direttore dell’Accademia, Prof. Giuseppe Gaeta, interverranno il Prof. Alberto Dambruoso e la Dott.ssa Annalisa Ferraro, autori del volume, il Prof. Marco Di Capua, il Prof. Guglielmo Gigliotti, Prof. Aniello Barone, docenti presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Giovedì 1 marzo, ore 17
Accademia di belle Arti di Napoli
Aula Magna
Via Bellini 36, 8138 Napoli